
Custodita nell’affascinante cornice di Villa Demidoff, in Toscana, un’enorme statua cattura immediatamente l’attenzione di ogni visitatore. Il Colosso dell’Appennino è un gigante di pietra alto ben 14 metri, con una lunga barba e una posa suggestiva, incredibilmente naturale. La statua poggia su una base che in realtà è una grotta con un ingresso che porta all’interno dell’opera stessa[1]. La tecnica ornamentale che caratterizza il gigante conferisce l’illusione che il Colosso stia uscendo dal laghetto e sia in qualche modo “vivo” grazie ai licheni, al muschio e al fango che ricoprono in parte l’opera. A realizzarla fu lo scultore fiammingo Jean De Boulogne (più conosciuto con lo pseudonimo di Giambologna) intorno al 1580[2].
Vista la magnificenza del gigante di pietra, tale da arricchire notevolmente la già splendida tenuta, leggenda vuole che all’epoca qualcuno abbia affermato: “Giambologna fece l’Appennino ma si pentì d’averlo fatto a Pratolino”. Questo perché probabilmente, agli occhi dei testimoni dell’epoca, la località che ospitava la Villa e il suo Colosso (ovvero Pratolino) era ritenuta troppo periferica e piccola rispetto alla grande e centrale Firenze, dove sicuramente la statua avrebbe avuto maggior visibilità. Ma il Giambologna lasciò il segno anche lì: infatti nel centro storico fiorentino vi sono due delle sue opere più famose. Il Ratto delle Sabine e il monumento equestre al granduca Cosimo I de’ Medici si trovano entrambe a Piazza della Signoria[3].
La storia della Villa comincia proprio con la potente famiglia de’ Medici. Fu infatti Francesco I ad acquistare la tenuta nel 1568 e a ordinare la costruzione dell’edificio centrale (completato solo nel 1675). L’incarico venne affidato dal futuro granduca all’amico architetto e scultore Bernardo Buontalenti, uno dei più importanti artisti dell’epoca. Buontalenti era anche scenografo, pittore e persino ingegnere militare[4]. Con la morte di Francesco I nel 1587, la Villa fu frequentata da alcuni eredi fino a cadere nell’abbandono durante il XVII secolo. Solo verso la fine del 1600 un altro membro della prestigiosa famiglia, Ferdinando, si occupò della tenuta restaurandola e riportandola ai fasti perduti, finché questa non passò alla celebre casata dei Lorena. Questi ultimi, sfortunatamente, non se ne curarono.
L’attuale Villa Demidoff (che si trova in provincia di Firenze) è ciò che resta del complesso di Villa Medicea di Pratolino. L’edificio venne distrutto nel 1822 dall’ingegnere Joseph Fritsch per conto della famiglia Lorena[5]. Il nome moderno della Villa si deve alla famiglia russa di origine nobile Demidoff (Demidov), cui apparteneva il principe Pavel Pavlovič Demidov. Costui acquistò la proprietà nel 1872 in seguito alla morte del precedente proprietario, il granduca di Toscana Leopoldo II (che la possedeva dal 1837)[6]. Sotto la nuova gestione, l’intera area fu ristrutturata, ammodernata e trasformata, rendendola lo splendido parco che è possibile ammirare oggi. La proprietà del complesso passò all’Amministrazione provinciale di Firenze nel 1981 e molti anni dopo, nel 2013, fu riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio mondiale dell’umanità[7].
[1] https://www.greenme.it/viaggiare/italia/colosso-dell-appennino-scultura-montagna/
[2] https://www.dailybest.it/viaggi/colosso-appennino-statua-gigante-segreto-firenze/
[3] http://www.treccani.it/enciclopedia/giambologna_%28Enciclopedia-Italiana%29/
[4] http://www.treccani.it/enciclopedia/bernardo-buontalenti_%28Dizionario-Biografico%29/
[5] https://www.vanillamagazine.it/il-colosso-dell-appennino-la-gigantesca-statua-dimenticata-alle-porte-di-firenze/
[6] https://ecobnb.it/blog/2016/06/meraviglia-colosso-appennino-pratolino-firenze/
[7] https://www.discovertuscany.com/it/mugello/parco-di-pratolino.html ( https://mondointernazionale.com/culturalmenteimparando/il-colosso-dellappennino )
Un gigante talmente “naturale” che è difficile che sia un’opera d’arte. Questo Giambologna, probabilmente, non è mai esistito oppure si è attribuito o gli è stato attribuito il gigante. Sono giganti che furono pietrificati al tempo dell’ultimo gran reset il quale, secondo i miei studi nel libro ANNO DOMINI, poco dopo il (1)600. A loro volta, sopravvissuti al precedente diluvio come attestato nella Bibbia. Forse il Giambologna aveva soltanto ritrovato la formazione rocciosa e l’aveva ripulita da vegetazione e terriccio attribuendosene la paternità.
