
di Átila Soares (*)
Recenti ricerche e test effettuati con un nuovo modello di intelligenza artificiale in Brasile hanno rivelato alte percentuali di incompatibilità grafica nell’opera “Tondo de Brécy” con il particolare stile pittorico di Raffaello Sanzio (1483-1520). Il dipinto è una “Madonna oscura”, portata alla ribalta lo scorso gennaio da uno studio britannico (Università di Bradford e di Nottingham) che l’ha autenticata con la tecnologia di riconoscimento facciale utilizzando l’intelligenza artificiale.
Vista con grande sospetto da diversi storici dell’arte ed esperti di Raffaello (che ritengono sia un’opera anonima di epoca vittoriana), la conclusione delle ricerche in Inghilterra sarebbe stata ottenuta dall’esame comparativo del dipinto con l’opera d’autore “Madonna Sistina” – eseguita nel 1512 e oggi appartenente alla collezione dei Musei Statali di Dresda. Per aggiungere nuova benzina al fuoco delle controversie, la cofondatrice della società svizzera Art Recognition, Carina Popovici, ha recentemente reso pubbliche le conclusioni delle sue indagini sull’opera (con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale), catapultandola a un allarmante 85% di possibilità che NON sia di Raffaello – praticamente l’opposto delle ricerche precedenti.
Ora il designer e storico dell’arte brasiliano, Átila Soares da Costa Filho, laureato in Disegno Industriale presso la Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro, un tradizionale riferimento accademico in America Latina nel settore della Tecnologia delle Informazioni, decide di lanciare la tecnologia battezzata “Luminari” sulla polemica.
La metodologia, riservata, utilizzata da Átila Soares comprende una serie di test effettuati con l’ingegneria dell’Intelligenza Artificiale (“Machine Learning”): “In sostanza, si tratta di un sistema sviluppato sulla base di una architettura a rete neurale convoluzionale, specificamente adatto a svolgere compiti predittivi nel settore delle opere d’arte. Questa ingegneria comprende più livelli, dai codici di correzione al ‘Max Pooling’. Le immagini elaborate vengono poi convertite in un vettore monodimensionale con attivazione ‘softmax’ “.
Lo studioso afferma: “Per quanto riguarda il risultato principale, l’indice massimo di compatibilità raffaellesca rilevato nel ‘Brécy’ punta al 47% a favore di un avvicinamento allo stile di Giovanni di Pietro, soprannominato “Lo Spagna” – grande allievo del Perugino, maestro di Raffaello. Tenendo conto che di solito si considera autentica un’opera che raggiunga un minimo di 75% di corrispondenza tecnica e stilistica a un determinato artista, dobbiamo scartare la pennellata di Raffaello e considerare ‘Brécy’ come una probabile copia di valore inferiore, secondo la tecnologia neurale qui utilizzata”.
Su un altro piano, questa I.A. ha anche presentato statisticamente altri candidati raffaelleschi meno probabili – una possibilità puramente speculativa (dovuta ai punti di corrispondenza grafica) e basata esclusivamente su una pura logica aritmetica: “Come un ulteriore strumento da aggiungere a tutte le altre ricerche e procedure scientifiche da più di decenni al servizio della Storia dell’Arte, l’I.A. si pone come un punto di riferimento che non può essere semplicemente ignorato”, conclude Átila Soares.
(*) Átila Soares da Costa Filho ha una laurea in Disegno Industriale presso la Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro (Brasile) e ha conseguito titoli post-laurea in Storia, Storia dell’Arte, Filosofia, Antropologia, Sociologia, Archeologia e Patrimonio. Autore di 5 libri e di numerosi articoli pubblicati in oltre 100 Paesi, è membro del comitato scientifico della Mona Lisa Foundation (Zurigo), della Fondazione Leonardo da Vinci (Milano) e del Comitato Nazionale per la Valorizzazione del Patrimonio Storico, Culturale e Ambientale (Roma).
