La beffa del calendario cela il volto del Salvatore

Il vero volto di Gesù, che tramette una grande serenità. (Il Cristo in trono di Santa Pudenziana, Roma)

Uno degli effetti della grande bugia del tempo è l’annebbiamento del volto di Cristo.
Gesù Cristo, non solo lui, ci ha tramandato la sua immagine che è la sacra Sindone. Un’immagine inspiegabile creata miracolosamente nel momento più importante della Storia umana: la resurrezione del figlio di Dio.
Sì, perché chi potrebbe credere che un lenzuolo sia sopravvissuto, non dimenticato, per 1200 anni eppoi recuperato a Costantinopoli dai crociati? Lo stesso discorso dicasi per la santa casa di Loreto traslocata dagli angeli 1200 o solo 150 anni dopo? Può una casetta di Nazareth resistere a 12 secoli di sismi, alluvioni, trombe d’aria?
Certo che no!
Ciò che emerge sempre di più osservando i dipinti antichi, ed emerge con chiarezza, è che la Sindone era l’archetipo del volto santo, era divenuta lo stereotipo. I pittori si ispiravano ad essa poiché ne era riconosciuta l’autenticità.

Ecco le fattezze del volto di Iauscia il Messia, secondo me, meglio rappresentate nel Cristo di santa Pudenziana:

  • Capelli lunghi fino alle spalle
  • Barba tendenzialmente bipartita (con 2 punte)
  • Riga dei capelli al centro (come la sua Mamma)
  • Capelli che coprono parzialmente le orecchie

Se osservate, i dipinti medievali seguono pedissequamente tale paradigma iconografico. Se il Medioevo era così religioso era perché loro erano temporalmente vicini agli eventi catastrofici avvenuti alla resurrezione. Sapevano che la Terra è piatta e che sopra (e vicino) c’è Dio e sottoterra l’inferno, non un universo infinito esplorato dalla NASA.
Se non fosse stato il cursus storico alterato, oggigiorno, la Sindone sarebbe riconosciuta e venerata. Del resto, la famosa datazione al carbonio 14 del 1988 fu corretta dato che la Sindone è “medievale” ma, al contempo, autentica sicché Cristo è stato fra gli uomini mille anni fa.

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