
Nel 1988, l’imprenditore svizzero Gregor Spörri affermò di aver fotografato un dito mummificato di dimensioni eccezionali durante un viaggio in Egitto. Secondo il suo racconto, fu condotto in una casa nel villaggio di Bir Hooker, a circa 100 km a nord-est del Cairo, dove un uomo, presumibilmente discendente di una famiglia di tombaroli, gli mostrò una reliquia avvolta in stracci: un dito umano mummificato lungo circa 38 cm. Spörri pagò 300 dollari per poterlo fotografare, posizionando accanto una banconota da 20 sterline egiziane per confronto. Il dito appariva secco, leggero e con l’unghia ancora visibile, sebbene danneggiata.

L’uomo mostrò a Spörri anche una presunta radiografia del dito risalente agli anni ’60 e un certificato di autenticità. Tuttavia, non gli permise di acquistare la reliquia, sostenendo che fosse un tesoro di famiglia. Spörri tornò in Egitto nel 2009 nel tentativo di ritrovare l’uomo e il dito, ma senza successo.
Le fotografie scattate da Spörri furono pubblicate solo nel 2012 dal quotidiano tedesco Bild, suscitando interesse e scetticismo. Alcuni studiosi, come il professor Frank J. Rühli, esperto di paleopatologia, suggerirono che il dito potesse appartenere a un individuo affetto da macrodattilia, una rara condizione che causa l’ingrossamento anomalo delle dita. Tuttavia, senza l’accesso diretto alla reliquia per analisi scientifiche, non è possibile confermare l’autenticità o l’origine del dito.

